Il battesimo nello Spirito è l’esperienza di una Pentecoste personale. È difficile raccontare e spiegare la Pentecoste – è narrata nel capitolo 2 degli Atti degli Apostoli – ma per comprenderla bisogna farne l’esperienza e viverla. Si passa da una conoscenza intellettuale di Dio all’esperienza di un Dio vivo che ama intensamente e personalmente ogni sua creatura. È il passaggio da una fede tradizionale, istituzionale, oggettiva, ad una fede esperienziale, che fa scaturire dal cuore la frase di Giobbe: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto.» (Gb 42,5).
Tutti coloro che vivono nel mondo del Rinnovamento Carismatico conoscono e hanno sperimentato il battesimo nello Spirito, che altro non è che l’esperienza di Gesù al Giordano. È qui che Gesù, all’inizio della sua missione, riceve “la forza dall’alto”, forza che manifesterà al mondo che «Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio» (Gv 20,31).
Spesso una critica che viene mossa al battesimo nello Spirito è costituita da una frase di questo genere: ma io già ricevuto lo Spirito Santo nel Battesimo, nella Confermazione, ogni volta che prego – che bisogno ho di chiedere l’effusione dello Spirito Santo? Ho fatto già un incontro con Gesù in quel ritiro spirituale, in quell’incontro di preghiera, nella mia consacrazione sacerdotale.
Ma sei proprio sicuro di aver fatto un incontro con Gesù? Ti ha cambiato la vita?
L’esperienza degli apostoli
Gli apostoli hanno seguito Gesù, hanno vissuto 3 anni con Lui, lo hanno ascoltato, hanno camminato con lui, lo hanno visto far miracoli e anche loro hanno fatto miracoli. Vedono Gesù risorto. Tutto questo non è sufficiente. Si ricordano che Gesù aveva detto loro: «Io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,49). «… riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Si ricordano di quanto Gesù aveva detto loro l’ultima sera che si sono visti, in quel discorso di addio: «È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.» (Gv 16,7). È un linguaggio oscuro, cosa avranno capito? quali punti interrogativi avrà fatto emergere?
Ma ecco che arriva la svolta: «Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,1-4).
E successo qualcosa di grande. Da quel momento i discepoli, quelli stessi discepoli che erano paurosi, stanchi, timidi, scoraggiati, depressi, insicuri, escono dal Cenacolo sono gli stessi, ma non sono più gli stessi; sono pieni di coraggio e di parresia e, Pietro annuncia alla folla: «Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,36).
Queste parole sono potenti e hanno il potere di trafiggere il cuore di chi ascolta: «All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?”. E Pietro disse loro: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo.”» (At 2,37-38).
Cosa è successo? Che cosa è avvenuto in modo così repentino? Perché è evidente che qualcosa o qualcuno li ha trasformati, così tanto che sorge il dubbio che abbiano bevuto e siano ubriachi. Si, è l’effetto della potenza dello Spirito Santo. Escono da quella stanza e le loro parole smuovono i cuori: «si sentirono trafiggere il cuore» e hanno il potere di convertire: «che cosa dobbiamo fare fratelli?». Da questo momento in poi gli apostoli non avranno più paura ad annunciare il kerigma a costo della loro stessa vita. È la forza dello Spirito Santo che fa decollare il dinamismo missionario della Chiesa.
Annunciano il kerigma: la morte e la risurrezione di Gesù. Il kerigma è il riassunto concentrato del piano di salvezza di Dio. Non si tratta di far conoscere la dottrina, la teologia, la morale, ma di trafiggere il cuore: il resto viene dopo.
Le sorprese dello Spirito
Con la preghiera per il battesimo nello Spirito, sperimenti una Pentecoste personale, un incontro personale con il Dio vivo e vero. Dio ti ha toccato il cuore.
Dio ti ha toccato il cuore in maniera così forte che cambia il tuo modo di affrontare la vita. Non cambiano le situazioni esterne, cambia l’atteggiamento interiore con sé stessi, con Dio, con gli altri, con il tuo lavoro, con il tuo peccato, con la tua professione, con le tue scelte. Cambia la tua visione del mondo. Vai all’essenziale, sai distinguere ciò che conta da quello che è accidentale.
Lo Spirito Santo ti dà coraggio, forza e, con il tempo, sapienza e discernimento.
Oggi il mondo cristiano sembra stanco, pauroso, routinario, smarrito. È anche servizievole, attento al povero, ai profughi, agli ammalati… ma forse mancante di novità, di vitalità, di coraggio, di gioia; non sa più gustare la passione, la bellezza, la follia della novità, perché manca la potenza dello Spirito Santo. Se non ci sono cuori innamorati di Gesù non potrà nascere una nuova generazione segnata dalla speranza, dalla gioia, dalla santità.
L’esperienza del battesimo nello Spirito permette di riscoprire una nuova mistica, che sa cogliere e valorizzare il particolare, il primato della persona, la dimensione partecipativa, il passaggio del fedele da spettatore ad attore. Ma non solo questo. Questa forte esperienza permette di scoprire le manifestazioni e le sorprese dello Spirito, in modo particolare i carismi, che rivelano i limiti della razionalità per aprirsi alla libertà, alla semplicità, all’infanzia del cuore. Certo, non in modo semplicistico, ma con una forza decisionale di chi sa mettere da parte tutto quello che si oppone alla libertà: abitudini, superstizioni, forme di schiavitù, legami…
Forse questo è il contributo maggiore che la “corrente di grazia” del Rinnovamento Carismatico può portare nella Chiesa e nel mondo, senza ignorare ostacoli, ombre e ambiguità.
(Dall’intervento di Paolo Maino al Convegno ecumenico carismatico “Guariti e restaurati nell’unità”, Roma 9-10 marzo 2024)