Luca Attanasio Ambasciatore d’Italia in Congo, assassinato a 43 anni in un’imboscata (forse) di un gruppo terroristico. La dinamica della sua morte non è stata ancora chiarita, coperta da troppi silenzi.
Era stato un giovane inquieto, in ricerca. A 23 anni, nella Lettera a se stesso, esprime acuta conoscenza di sé, carattere caparbio, apertura agli altri, disposizione a far fatica. La sua formazione passa per l’università Bocconi di Milano, eccellenza europea per l’economia. Finché, quasi “guidato” da un dépliant, intraprende la carriera diplomatica. Si impegna per gli ultimi, specialmente i bambini: promuove assieme alla moglie salute, istruzione, dignità.
Come Ambasciatore, si sente servitore della nazione; usa tutti i canali e l’autorità della carica, ma crea fraternità uscendo dagli schemi.
Cosa dice a noi la sua vicenda? Noi di Via Pacis ci definiamo “ambasciatori di riconciliazione”. La storia e la testimonianza di Luca ci provocano: forse, talvolta, ci attribuiamo questa definizione con superficialità.
Siamo davvero ambasciatori di riconciliazione quando siamo consapevoli di cosa comporta l’essere ambasciatori. Lo possiamo essere quando ci rendiamo conto di chi siamo servitori. Lo possiamo essere quando siamo disposti a formarci seriamente, senza presumere di essere “nati imparati”.
E allora le domande sono queste: siamo disposti ad andare dove il Signore ci manda? Anche se costasse molto… o tutto?
di Tiziano Civettini