In questi giorni ho avuto l’immensa fortuna di conoscere Alida e Salvatore Attanasio, genitori dell’Ambasciatore Luca Attanasio, morto il 22 febbraio del 2021 a Goma nella Repubblica Democratica del Congo. Tramite le loro testimonianze ho avuto la possibilità di conoscere Luca, un uomo normale come tutti ma con grandi sogni, in modo particolare per il suo Congo; dove, con l’associazione Mama Sofia, è riuscito ad arrivare ai meno fortunati. La sua storia è fatta di fratellanza, unione, amicizia e carità: parole che ci spronano a lavorare per creare un mondo migliore. Anche noi abbiamo il dovere di aiutare il prossimo, di fare la nostra parte per raggiungere un mondo più giusto, dove ogni persona possa nascere libera di sognare e libera di realizzare i suoi sogni.
Luca mi ha colpito per la sua semplicità, come raccontano Salvatore e Alida: «Lui era un Ambasciatore che, quando si presentava alle persone e loro lo chiamavano “Sua Eccellenza”, lui li riprendeva immediatamente chiedendo di chiamarlo Luca». Come mi raccontava mamma Alida, Luca era sempre disponibile ad aiutare le persone in difficoltà, non importava di che nazionalità fossero o che status avessero, se c’era un problema lui era il primo a mettersi in gioco e aiutare.
Il modo in cui Luca Attanasio ha vissuto la sua vita è essere un esempio per tutti. In particolar modo io, come italiano, mi sento fiero di essere stato rappresentato nel mondo da un uomo con grandi valori morali.
Ora però tocca a noi portare avanti questi valori nella quotidianità della nostra vita. Attraverso le azioni che facciamo dobbiamo essere portatori di pace, come lui è stato, e non dobbiamo mai dimenticare le persone che soffrono per le guerre o per le difficili condizioni economiche, sanitarie, sociali in cui moltissima gente si trova. Noi dobbiamo fare la differenza e niente può impedirci di lottare e sognare per un mondo migliore.
di Samuele Riccadonna