Nella mia vita personale, Maria è stata assente per tanti anni, o è stata una presenza “indifferente”.
Ero, infatti, un po’ irritata dai rosari “a nenia” recitati ai funerali, dal devozionalismo magico, dalle immaginette smielate che ritraggono Maria come una donna bella, perfetta, che cammina 10 centimetri da terra e che non è toccata dalle miserie umane.
Questo era il mio pensiero: Maria era una donna da non poter tenere tanto vicino.
Mentre l’esperienza di Dio è stata immediata, con Maria si è trattato di una conoscenza progressiva; un’assimilazione che è giunta a me, quasi per osmosi, grazie alla vicinanza con don Domenico.
Per tanti anni, Paolo ed io abbiamo pregato con lui l’Ufficio delle Letture, il Rosario, la Parola; abbiamo celebrato molte volte l’Eucaristia e così c’è stato un passaggio “di pelle”, senza tante parole.
L’amore grande che don Domenico aveva per Maria ha fatto sì che, in qualche modo, ci venisse trasmesso.
Ho un ricordo molto chiaro della prima volta che la presenza di Maria ha iniziato a toccare la mia vita. Era una solennità d’estate, forse nei primi anni della nostra convivenza con don Domenico. Mentre stavamo pregando l’Ufficio delle Letture, don Domenico lesse un inno in un italiano un po’ strano. Quelle parole mi emozionavano, toccavano in me delle corde profonde e, razionalmente, non capivo bene il motivo.
Alcune espressioni dell’inno erano proprio contraddittorie: vergine-madre; figlia del tuo figlio; umile-alta… Inoltre, diceva a me personalmente: Se tu, Eliana, hai qualche desiderio e non ricorri a Lei, questo desiderio vola senz’ali. E ancora: Non solo Lei interviene se desideri qualcosa, ma addirittura ti anticipa; Lei interviene prima che tu glielo chieda!
Questo è il primo ricordo di un tocco particolare di Maria nella mia vita, attraverso l’inno del XXXIII° Canto del Paradiso di Dante Alighieri.
Mi pare che, in noi cristiani, spesso Maria sia una presenza di sovraccarico o di assenza.
Maria è una presenza di sovraccarico quando si “marianizza” tutto, quando si mette Maria ovunque… ma noto che Maria è spesso assente nella vita delle persone. Credo però che ci sia una “congiura” in cielo per farcela conoscere, non tanto di testa, quanto di cuore, perché entri nelle nostre vite e tocchi il nostro cuore.
Se davvero abbiamo incontrato Gesù nella nostra vita, prima o poi Lui ci farà incontrare Sua Madre, ci presenterà a Lei.
Se abbiamo amore per lo Spirito Santo, prima o poi, Lui ci porterà a conoscere la Sua Sposa.
Se abbiamo una relazione particolare con il Padre, di sicuro sarà in ansia, fintantoché non conosceremo la Sua Figlia prediletta.
In questo modo Maria non sarà più una bella statuina, ma Colei che cammina con ciascuno di noi.
Cos’è allora la “devozione” a Maria?
Una devozione è autentica quando ci permette di cambiare vita, di cambiare il nostro quotidiano.
La devozione vera è utilizzare tutti i mezzi che la Chiesa ci mette a disposizione (come, ad esempio, recitare il Rosario, le litanie, visitare un santuario) per cambiare la nostra vita, la nostra quotidianità.
Devozione è prendere per mano Maria e con lei camminare nelle gioie e nelle fatiche. E lei ci aiuterà a vivere momento per momento e ad incontrare sempre più Suo Figlio. Perché Maria ci porterà sempre a Gesù!
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 63, articolo di Eliana Aloisi
Counsellor e mediatrice familiare, fondatrice dell’Associazione Via Pacis
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