II primi anni della mia vita, fino all’adolescenza furono caratterizzati da pesanti conflitti all’interno della mia famiglia di origine. Cercavo di stare fuori casa il più possibile per stare lontano dalla tempesta, ma ricordo ancora la sensazione di profondo disagio al pensiero di rientrare la sera, con la paura di trovarmi di nuovo nel mezzo di qualche violenta lite.
Avevo 16 anni, quando un amico coetaneo mi disse: “Sai, ho incontrato un prete, ma uno di quelli speciali, puoi andare a raccontargli qualsiasi cosa della tua vita!”. Un giorno presi coraggio e decisi di andare a parlare con questo “prete tanto speciale”, quasi con l’idea di metterlo alla prova, per vedere quanto fosse speciale. Mi ritrovai davanti un piccolo prete dai capelli color argento, che subito mi accolse con un sorriso ed una calorosa stretta di mano, chiedendomi come mi chiamassi. Ricordo che immediatamente sentii un vortice di sensazioni contrastanti: lo percepii subito come un grande uomo, la sua calma immobile mi diede l’idea di una grandissima forza ed il suo silenzio e la sua gentilezza trasmettevano una tranquillità a cui anelavo da tanto tempo. Non sapevo che quell’incontro avrebbe cambiato tutta la mia vita da quel momento in poi!
Iniziai a raccontare: i conflitti in famiglia, le mie fughe da casa, ogni cosa venne fuori prima come un rivolo, poi come un fiume in piena. Il piccolo prete mi ascoltò annuendo, e quando terminai disse: “bene!”
Rimasi stupito che, dopo tutto quello che gli avevo riversato addosso della mia vita, lui potesse avere il coraggio di dire una parola così!
Ma lui proseguì: “Sai, Dio ha ogni cosa nelle sue mani e sa tutto, lui ti ama e sa cosa hai passato e non ti giudica, ti ama di amore infinito e basta”. Queste parole furono come un masso lanciato da una catapulta contro le mura del mio rifugio. “Vedi”, disse, “anche se tu fossi il peggiore assassino della terra, Lui non smetterebbe di amarti infinitamente, perché sei una sua creatura, Lui è Padre e Madre”.
Questa frase è tuttora, a distanza di più di 35 anni, stampata nella mia mente e nel mio cuore: fu la “bordata” che aprì una grande breccia nel muro del mio castello, e mi fece capire che, nonostante quello che avevo affrontato con i miei genitori, Dio aveva continuato ad amarmi, senza interruzione, con un amore vero di padre e madre. Anche adesso, che don Domenico non è più su questa terra, nei momenti difficili ricordo la sua voce che mi diceva di stare tranquillo e di affidare tutto nelle mani di Dio, e questo mi aiuta a ritrovare stabilità e serenità.
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 60, articolo di Danilo Bonometti
Rubrica Testimonianze