La mia vita è stata salvata dall’incontro con Gesù tanti anni fa, anche se questo non ha impedito errori e peccati.
Un anno fa c’è stato un grande sconvolgimento nella mia vita: la morte di mio marito Remo e il cambio di casa. Ho vissuto momenti di vuoto, d’inutilità e di tristezza. Mi chiedevo con sgomento: Cosa faccio tutto il giorno da sola? Come riempirò le mie giornate? Avevo molto tempo per pensare, meditare e pregare.
Piano piano è nato in me un pensiero, che dapprima ho scacciato, ma che tornava sempre più frequentemente. Il pensiero ha preso forma ed è diventato un desiderio di consacrazione al Signore.
Avevo pensato ai voti religiosi, ma mi rendevo conto di essere troppo vecchia per entrare in un convento. Eppure, il desiderio era di una consacrazione vera, radicale… ma come?
Volevo scegliere Lui, donare a Dio questo scampolo di vita che mi rimaneva da vivere… ma come?
Pregando, ho capito come poteva realizzarsi tutto questo: vivendo in pienezza la chiamata in Via Pacis, calandola nella mia vita perché diventi semplicemente e totalmente la mia vita, il mio modo di vivere. Mi risuonava in testa un motto: servire Via Pacis per servire la Chiesa, in radicalità, sobrietà e semplicità.
Chiaramente non ho vissuto questo tempo da sola; mi sono sempre confrontata. Si è capito successivamente che questo non era solo un mio cammino personale, bensì, l’inizio di un cammino comunitario, che poteva aprirsi a vedove e vedovi, a coniugi separati ma fedeli al vincolo del matrimonio e anche a uomini e donne singoli in età matura.
Con Dio c’è sempre tempo per ripartire, per iniziare una vita nuova, con Lui, non è mai troppo tardi!
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 66, articolo di Giuliana Condini
Rubrica Testimonianze