Prima di leggere questo breve contributo, chiederei a ognuno di fare un piccolo esercizio mentale: non schieriamoci ideologicamente a destra o a sinistra nell’arena politica, ma assumiamo l’atteggiamento del lettore attento.
L’11 gennaio 2022 è spirato a soli 65 anni David Maria Sassoli, noto a tutti noi per il suo impegno nel giornalismo e all’interno del Parlamento europeo.
Nato a Firenze nel 1956, formatosi in gioventù nel mondo degli scout, si è lasciato plasmare dal cattolicesimo democratico degli ambienti fiorentini, che hanno visto tra i suoi più alti rappresentanti il sindaco santo, Giorgio la Pira. Non ultimò l’Università in scienze politiche per dedicarsi completamente alla sua prima passione: il giornalismo. Percorrendo una carriera brillante, lavorò per il “Tempo” e il “Giorno”, sino a entrare nella Rai che lo vedrà tra i giornalisti di punta del palinsesto. Dal 1999 il suo volto e la sua voce sono entrati nelle case degli italiani grazie alla conduzione del Tg1 in prima serata, e nel 2006 ricoprì il ruolo di Vicedirettore del Tg1.
La sua seconda passione: la politica.
Nel 2009 viene eletto al Parlamento Europeo con il neonato Partito democratico, per poi raggiungere lo scranno della Vicepresidenza e nel 2019 quello della Presidenza dell’Euro-Parlamento.
Quello che colpisce è che David Sassoli sia riuscito a sviluppare un paradigma politico cristiano all’interno di una politica chiassosa, tendenziosa, capziosa e arroccata nei propri interessi. Lo stupore che ha affascinato gli europei nel momento della sua dipartita è che tutti gli schieramenti politici, anche quelli avversari, hanno riconosciuto le sue qualità altamente umane. Qualità che sono germinate, coltivate e annaffiate da un Vangelo non solo proclamato, ma anche vissuto.
Non a caso Papa Francesco lo ricorda dicendo:
“era un credente animato di speranza e di carità, competente giornalista e stimato uomo delle istituzioni, che in modo pacato e rispettoso, nelle pubbliche responsabilità ricoperte si è prodigato per il bene comune con rettitudine e generoso impegno”.
Un uomo che ha vissuto e combattuto per la costruzione di un’Europa di pace, avendo particolare attenzione per le classi sociali svantaggiate e per i migranti dimenticati. Anche di fronte agli avversari più ostinati che lo attaccavano senza nessun rispetto, David non rinunciava a scegliere sempre il dialogo piuttosto che lo scontro.
Che eredità ci lascia questo uomo? Tra le policy che lo accreditano tra i protagonisti, c’è sicuramente il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) come risposta alla crisi pandemica. Tra le eredità immortali che sicuramente saranno iscritte nel Libro della Vita, ci ha lasciato il sorriso, la cortesia e la gentilezza ricordandoci che l’arte della politica, vissuta spesso come l’arte dello scontro e del conflitto, si può fare invece attraverso la mediazione, con il sorriso e la gentilezza. Grazie alla testimonianza di quest’uomo, Dio ci ha aperto un’altra finestra sui campi sempre verdeggianti della speranza, ricordandoci che è sempre Lui che governa il mondo e che noi, comuni uomini e donne, non dovremmo mai disperare di fronte ad una politica globale che sembra sempre più sofferente e in crisi con sé stessa.
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 66, articolo di Samuele Cavedon
Tesoriere generale dell’associazione Via Pacis
Rubrica Approfondimenti