Papa Francesco ha istituito la Giornata mondiale dei poveri, ormai all’ottava edizione, per richiamare tutta la Chiesa a “uscire” dai recinti per incontrare chi sperimenta la povertà nelle varie modalità del mondo d’oggi. La Parola scelta come filo conduttore di quest’anno è La preghiera del povero sale fino a Dio (Sir 21,5).
Nel sussidio pastorale dedicato alla Giornata, mons. Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione e missionario per 13 anni in Africa, afferma: «Una delle cose che più mi ha colpito è la quantità di miracoli che i poveri sperimentano quotidianamente, infinitamente più di quanti noto o ascolto in Europa». Spesso la povertà materiale crea un cuore umile che, quando si rivolge a Dio, viene ascoltato; i poveri sono amati e prediletti da Dio. Il Signore ascolta ogni preghiera, ogni figlio, ma interviene dove è necessario, dove è utile, come ogni padre buono è accanto al figlio nella difficoltà.
Noi, in realtà, facciamo di tutto per non avere bisogno di Lui: abbiamo una casa, l’automobile, un conto in banca, siamo previdenti, siamo attenti agli imprevisti… allora, perché Dio dovrebbe intervenire? Giustamente, Egli offre il suo aiuto a chi ne ha più bisogno (e non mi riferisco solo a bisogni strettamente materiali).
Come far sì che anche la nostra preghiera sia ascoltata da Dio? Due sono le strade che ci offre la Sacra Scrittura: possedere un cuore umile come il povero, oppure il donare. La strada della generosità, del condividere, rende “povero” il cuore del ricco, rendendolo quindi anche libero dal bisogno di possedere. In questo modo la ricchezza donata diventa doppiamente salvifica, per chi la condivide e per chi è nel bisogno.
In un tempo in cui le disuguaglianze sono sempre più accettate come ovvie e il povero è disprezzato e “scartato”, la Giornata voluta dal Papa ci ricorda che «siamo chiamati a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce».
di Ruggero Bergamo