Impostando il limite massimo dell’uso dei social a 30 minuti al giorno, capisco come il mio smartphone mi attragga più di quanto io voglia ammettere. Con questa funzione, che trovo su “Tempo di utilizzo” nelle Impostazioni, ricordo al telefono di mandarmi una notifica che mi dica “Guarda, oggi basta coi social. La tua dose di Instagram/Facebook/metadone l’hai già avuta”.
Come ci arrivo a domani? Tolgo il blocco dei 30 minuti giornalieri? No, dai, resisto.
Sono seriamente arrivata a questo punto? E come?
La noia gioca un ruolo fondamentale. Non sappiamo più stare con la mente sgombra, dobbiamo subito occuparla con quel bikini pazzesco che ho visto sulla Ferragni, con la storia di Instagram di quel tipo a cui ho parlato l’anno scorso e non si è più fatto sentire. Eh sì, è proprio fondamentale.
La noia: che bene prezioso quando la propria mente rimane inattiva! C’è silenzio interiore, non è riempito da niente; eppure, ci sentiamo a disagio quando attendiamo dal medico, aspettiamo il bus, assistiamo ad una conversazione poco interessante… e l’ultimo filtro di Instagram è veramente pazzesco per farci una foto.
Ti lancio una sfida: sapresti stare seduto sul letto per 5 minuti in silenzio senza guardare il cellulare? Cioè, non devi proprio prenderlo in mano per cinque lunghissimi (o brevissimi, dipende da te) minuti.
Lancio una sfida anche ai “diversamente giovani”, dai 50 ai 70 anni e oltre: se avete scaricato questa cosa magica chiamata “Facebook” andate a vedere il “tempo di utilizzo giornaliero” sulle Impostazioni del cellulare (chi ha IPhone può andare su “Tempo di utilizzo”).
47 minuti, 1 ora e 16 minuti, 2 ore e 24 minuti…
Ciò che mi disturba è il pensiero di quello che avrei potuto fare in tutte quelle ore.
Penso che il problema della gestione del tempo possa essere illuminato da un raggio che parte dal carisma Via Pacis: la sobrietà. Tante volte i nostri Fondatori ci hanno parlato di questo aspetto, che richiama soprattutto la fratellanza coi poveri: tutto ciò che abbiamo ci è stato donato, anche il tempo non è nostro! Proprio così, il tempo non è nostro ma richiede il nostro contributo perché sia riempito di senso. Pensaci! 😉
(to be continued…)
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 63, articolo di Anna Cavedon
Psicologa
Rubrica Carissimo