“Tutta la comunità è coinvolta nel rispondere alla piaga degli abusi non perché sia colpevole, ma perché di tutta la comunità è il prendersi cura dei più piccoli”:
così affermano all’unanimità i vescovi della Conferenza Episcopale Italiana. Il 24 giugno 2019 è una data importante nel cammino di apertura e ascolto della Chiesa verso le vittime di abusi in contesti clericali: con le “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”, la Chiesa ha confermato il proprio “NO” verso qualsiasi forma di omertà, dando un segno concreto nella prevenzione e segnalazione di abusi all’interno di contesti ecclesiali. Non si può negare: questa è una ferita aperta che continua a chiedere giustizia, ascolto e perdono.
“Affinché tali fenomeni, in tutte le loro forme, non avvengano più, serve una conversione continua e profonda dei cuori, attestata da azioni concrete ed efficaci che coinvolgano tutti nella Chiesa”,
leggiamo nella Lettera apostolica “Vos estis lux mundi”. Papa Francesco – e prima di lui Benedetto XVI – si sono fatti carico dell’urlo inascoltato delle vittime, mettendo al centro non tanto l’integrità dell’immagine di Chiesa, quanto la necessità di proteggere e difendere la dignità dei minori e delle persone vulnerabili.
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1Cor 12,26): questo è l’esordio della “Lettera del Santo Padre Francesco al Popolo di Dio” nella quale il Papa ribadisce con più forza l’impegno della Chiesa a proteggere le vittime e condannare i colpevoli. È necessario però considerare che in quanto corpo di Cristo, la Chiesa – quindi noi, quindi i credenti – soffrono insieme a coloro che hanno subito soprusi, ingiustizie, abusi fisici e spirituali: dobbiamo lasciarci toccare da questo dramma che mina le basi della persona e svilisce lo stesso messaggio evangelico.
Padre Amedeo Cencini (Verona), la dott.ssa Anna Deodato (Milano) e don Gottfried Ugolini (Bolzano), fanno parte del Servizio nazionale per la tutela dei minori della CEI e operano da molti anni accanto alle persone vittime di violenza. Nel loro scritto “Abusi nella Chiesa. Un problema di tutti” aiutano a tradurre le Linee Guida della CEI, innanzitutto facendo luce su cosa si consideri un abuso.
Purtroppo, è comune pensare che l’abuso sia un atto isolato, una serie di comportamenti istintivi e non connessi tra loro. Al contrario, l’abuso è la corruzione di una relazione di fiducia tra un adulto e un minore o persona vulnerabile, nella quale l’autorità legittima dell’adulto viene pervertita, esercitando potere, dominio e supremazia su una o più persone che vivono una situazione di vulnerabilità o di dipendenza. I confini fisici, psicologici e spirituali vengono violati progressivamente attraverso una serie di atti e scelte che mirano ad isolare la vittima e renderla impotente nel chiedere aiuto. Questa dinamica ci appare più famigliare rispetto alla sola condanna di “abuso sessuale”: è la relazione stessa che viene ribaltata; non più una relazione di stima e protezione – come sull’esempio evangelico – ma un legame di potere fondato sullo sfruttamento psicologico e fisico della vittima, volto a gratificare i bisogni dell’abusatore. Un abuso che appare maggiormente diffuso è l’abuso emotivo: ridicolizzare, sminuire, mortificare e minacciare i più deboli… Sono tutti atti che rendono la relazione fertile per una possibilità di sopruso.
Relazioni di questo tipo intaccano non solo la Chiesa, ma anche molti organismi istituzionali o privati… eppure non si può negare il dolore e la vergogna nei casi in cui gli abusatori siano stati chierici o persone con responsabilità di cura all’interno di un contesto ecclesiale. Per questo motivo il Papa ribadisce la necessità di mettere al centro le vittime, poiché
“le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte (…). Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo” (Lettera al Popolo di Dio, 20/08/2018).
Questo lamento sia anche il nostro lamento, questa vergogna sia anche la nostra, perché possiamo aprire il cuore e toglierci il velo dagli occhi. Come ci esorta ancora Papa Francesco,
“lo Spirito Santo ci dia la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti a questi crimini di abuso, il nostro pentimento e la nostra decisione di lottare con coraggio”.
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 66, articolo di Anna Cavedon
Psicologa
Rubrica Abusi