Il 2 e il 3 marzo con una dozzina di giovani siamo stati a Tavernerio, vicino a Como. Credo che la maggior parte di chi legge non sapesse nemmeno che esistesse un luogo chiamato così fino a due righe fa. Cosa siamo andati a fare? Ciò che ci ha portati in quel luogo sono esperienze che passano da altri due luoghi: Lisbona e Scampia. Se con la prima meta forse qualche ricordo legato alla GMG 2023 si sblocca, probabilmente con la seconda siamo ancora in alto mare… Andiamo con ordine.
Ormai due anni fa, in occasione del CO.MI.GI. (Convegno Missionario Giovanile, svoltosi a Roma, a cui aveva partecipato una delegazione di giovani di Via Pacis), qualcuno di noi non si era accontentato di vivere quell’esperienza passivamente, ma aveva conosciuto il gruppo giovanile M6 (Sei Missione) dei Padri Saveriani. Come progetto missionario, questi ragazzi fanno dei campi di volontariato a Scampia (quartiere a nord di Napoli), lavorando con i bambini dei campi Rom che abitano lì. Qualcuno di noi non si è accontentato di aver conosciuto questa realtà, e ha deciso di partire e fare questa esperienza di volontariato con loro. Qualche mese dopo, qualcuno di loro non si è accontentato di aver solo sentito parlare di Via Pacis: facendo incontrare bisogno e disponibilità, alcuni giovani di M6 sono venuti a Lisbona con noi per vivere insieme la GMG. Tornati dal Portogallo, tutti noi non ci siamo accontentati di ciò che avevamo iniziato a costruire, e accettando il loro invito siamo andati a trovarli nella loro “casa madre”, presso i padri Saveriani di Tavernerio (Como).
È stata innanzitutto una bella occasione di fraternità e condivisione: un tempo per rivedersi, ricordare i bei momenti vissuti insieme a Lisbona («Chi si ricorda quante persone sono svenute l’ultimo giorno potrà mangiare il dolce!» cit.) e conoscere altri giovani del loro gruppo missionario.
Abbiamo ascoltato le testimonianze di alcuni ragazzi e ragazze che hanno fatto il campo invernale a Scampia; abbiamo cantato e pregato insieme; abbiamo celebrato la Messa e ascoltato la toccante testimonianza dei genitori di Luca Attanasio, ambasciatore italiano in Congo ucciso due anni fa; abbiamo gustato un lauto pranzo domenicale, cantato ancora senza stancarci e ascoltato l’esperienza di vita di Daniele Sanzone, autore e voce della rock band gli ‘A67, nata proprio nel quartiere di Scampia, la cui musica «è stata prima un urlo di rabbia contro tutti, poi l’urlo è diventato parola. Le parole, canzoni». Canzoni di denuncia, di speranza, di consapevolezza.
In definitiva siamo stati insieme poco meno di 24 ore, eppure credo che tutti siamo tornati a casa con il cuore un po’ più grande e pieno.
Grazie amici di M6, alla prossima!
di Federico Vivaldelli