Mi chiamo Anna e sono nata a Zara il 12/8/1932, decima di 11 figli. La mia città era territorio italiano fino al 1947, quando fu annessa alla Jugoslavia. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu gravemente colpita dai bombardamenti aerei. Fino al 1947 a Zara eravamo quasi tutti italiani, ma tanti abbandonarono la città in seguito ai bombardamenti alleati durante la Seconda guerra mondiale e successivamente per la persecuzione etnica e politica. Due dei miei fratelli riuscirono ad arrivare in Italia, io sono riuscita a raggiungerli solo all’età di 25 anni, perché la dittatura di Tito ci rendeva difficilissimo lasciare il territorio jugoslavo.
Arrivai così a Trento, ospite di uno dei miei fratelli che nel frattempo si era sposato, molto provata e debilitata dalle privazioni subite. Dopo un po’di tempo, ristabilita fisicamente, cominciai a lavorare all’ospedale di Trento e lì conobbi Silvio, che poi ho sposato nel 1962. Era ricoverato per un grave incidente alla gamba, le cui conseguenze lo hanno segnato per tutta la vita.
All’inizio degli anni 80, Silvio ed io siamo stati invitati da amici ad un incontro di preghiera dell’allora Comunità Shalom, ora Via Pacis. Eravamo cristiani praticanti e siamo stati contenti di quell’invito. Fin da quel primo incontro siamo stati colpiti dall’accoglienza, dalla preghiera spontanea e gioiosa, dalla persona di don Domenico, tanto che non abbiamo più smesso di partecipare. Abbiamo imparato a pregare, a pregare sempre, e con l’aiuto di Dio e il sostegno dei fratelli abbiamo affrontato le difficoltà che la vita ci riservava. La preghiera è diventata anche il nostro principale contributo comunitario, nel servizio di intercessione e nell’adorazione eucaristica. Attraverso il cammino Via Pacis, dopo anni di difficoltà, di incomprensioni anche con la famiglia di mio marito, di inquietudine per quello che avevo passato e per il distacco con la mia famiglia d’origine che era rimasta a Zara, ho sperimentato la vera pace. Con quella pace, che calma le tempeste che hai nel cuore, mi è sembrato di rinascere e di non avvertire più quel “magone” che mi chiudeva lo stomaco per i problemi legati al mio passato. Don Domenico, poi, ci ha aiutato nel cammino, ci ha spronato, supportato e fatto coraggio: io lo ricordo come una persona capace di vero ascolto. Oggi Via Pacis è cambiata molto rispetto ad allora, da una piccola comunità è diventata sempre più grande fino ad essere presente in molte parti d’Italia e all’estero. Col tempo, come è ovvio, si è un po’ persa quella familiarità che caratterizzava la piccola Comunità Shalom di quegli anni, ma io ho continuato a mantenere rapporti stretti con alcune persone, soprattutto della mia età.
Il 12 agosto ho compiuto 90 anni, un traguardo importante che con infinita gioia e riconoscenza ho festeggiato con i miei cari, in particolare il mio pronipote Rodrigo, e con alcuni amici di Via Pacis. Abbiamo cantato e ringraziato Dio per il cammino percorso, ricordando anche coloro che ci hanno lasciato: don Domenico, Lea, Massimo, Mario, Adolfo e tutti coloro che sono stati per me amici fraterni, sostegno e sollievo nelle difficoltà e compagni nella gioia.
Oggi Silvio non c’è più, è salito al Padre, ma abbiamo fatto un bel pezzo di strada insieme. La cosa più bella che abbiamo condiviso è stata quella di aver conosciuto Via Pacis, sempre grati a Dio di quest’incontro, di questo cammino fatto insieme. Ora sto percorrendo quest’ultimo pezzo di strada da sola, con la consapevolezza però che Silvio dal cielo continua a camminare insieme a me sulla via della pace.
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 68, articolo a cura di Graziana Pedrotti
Redattrice
Rubrica Testimonianze