In grammatica, il verbo rappresenta una parte del discorso variabile, che indica un’azione che il soggetto compie o subisce, l’esistenza o uno stato del soggetto, il rapporto tra il soggetto e il nome del predicato. Il verbo restituisce senso alla frase, ne è il centro.
Alla luce di questa introduzione possiamo comprendere la grande portata dei tre verbi posti come sottotitolo al la parola chiave di questo articolo: ascolto.
Si è soliti pensare che tutti siano capaci di ascoltare. Una volta una parrucchiera mi disse: “Sai Elisa, sono sempre qua dalla mattina alla sera ad ascoltare persone che parlano e parlano ininterrottamente dei loro problemi; senza offesa, ma mi sento anche io un po’ psicologa”. Lì per lì ci si scambia sorrisi e sguardi complici, accompagnati dall’ironia di chi sa che le cose, in realtà, sono un po’ più complesse di così.
L’ascolto è una vera e propria arte e, se è vero che potenzialmente saremo tutti capaci di ascoltare, pochissimi la affinano. Ascoltare non è semplicemente un’azione passiva, per cui alle nostre orecchie giungono suoni che con una buona quota di successo riusciamo a decifrare e comprendere, ma è molto di più: ascoltare è essere, dare e rimanere.
Essere in ascolto: per ascoltare bisogna prima di tutto “essere”, riconoscendosi beneficiari di un tesoro prezioso, ovvero la consapevolezza che la propria vita ha una dignità ed un valore intrinseco inestimabile. Anche gli eventi avversi e le situazioni più buie che possono accaderci non scalfiranno mai il nostro valore. Accettarsi per come si è, tollerare la frustrazione di non poter essere perfetti, perdonarsi e perdonare, accogliere, costruire, dialogare. Solo allora l’arte dell’ascolto potrà farsi strada in noi e diventare dono per l’altro.
Ecco che allora il dare ascolto allarga la prospettiva e assume una dimensione relazionale viva e profonda, perché è frutto di una consapevolezza originaria per cui ri-conosco di essere degno e valevole e desidero donare all’altro quanto ho ricevuto. L’ascolto, dunque, mi obbliga ad uscire dai miei schemi, dal mio modo di pensare, sentire e comportarmi per accogliere il mondo dell’altro senza pretesa e senza giudizio.
Per compiere questo difficile passo è fondamentale rimanere in ascolto. Uno tra i prerequisiti fondamentali per rimanere in ascolto è fare silenzio. La frenesia con cui tendiamo a vivere il nostro quotidiano sta limitando di gran lunga questa capacità; siamo portati a pensare che ci siano cose più importanti da fare, mestieri da sbrigare, impegni inderogabili a cui non poter rinunciare. Si perde il senso. Si perde tempo. E l’aspetto paradossale è che, spesso, il tempo lo si perde più “facendo” che “rimanendo”. In un mondo che deve processare velocemente le informazioni, che richiede efficienza e prestazione risulta molto difficile affinare l’arte del silenzio, ma la verità è che non esiste ascolto profondo senza silenzio. Scegliamo, allora, di prendiamoci del tempo per imparare ad essere e rimanere, affinché la nostra vita diventi dono inesauribile per l’altro!
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 64, articolo di Elisa Casarini
Psicologa
Rubrica Presenti al presente