…con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. (Ef 4, 2-3)
Con ogni umiltà: l’umiltà è una virtù nuova, nel senso che non esisteva nei cataloghi precristiani. È la virtù della sequela di Cristo; insieme alla mitezza, l’umiltà è la virtù di Gesù di Nazaret per eccellenza: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Per sant’Agostino l’umiltà è l’unico farmaco in grado di estirpare il tumore della superbia (cfr Discorso 142).
Il rischio è di preoccuparsi solo delle apparenze, anziché prendersi cura della propria interiorità e rispettare quella altrui; di comportarsi con l’arroganza di chi vuole imporsi, anziché proporsi con amabilità e cortesia; di relazionarsi con la presunzione di chi pone il proprio “io” al centro del mondo, anziché promuovere la cultura del “noi”.
Con ogni umiltà: l’umiltà è sano realismo, è amore per la verità, è accettare sé stessi (e gli altri) per ciò che si è realmente. Sempre secondo sant’Agostino «una falsa umiltà è grande superbia, perché aspira alla gloria». Questo realismo (che in ultima analisi è autentica umiltà) rende credibile e affascinante la nostra chiamata ad essere testimoni della gioia che Dio desidera riversare nel cuore di tutti gli uomini. È interessante sapere che il primo documento ufficiale dopo il Nuovo Testamento, la Prima Lettera di Clemente ai Corinzi, ha la parola “umiltà” come parola-chiave di tutto il suo discorso: i Corinzi sono divisi perché manca umiltà; e l’assenza di umiltà distrugge l’unità.
Con ogni umiltà: l’umiltà trasforma e migliora in profondità le relazioni interpersonali: «Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso» (Fil 2,3). Impareremo a crescere in dolcezza; sapremo allargare il nostro cuore alla magnanimità; ci educheremo a sopportarci a vicenda nell’amore «perché tutti noi diamo motivo di fastidi, di impazienza, perché tutti noi siamo peccatori, tutti abbiamo i nostri difetti» (Papa Francesco, omelia durante la Messa in Casa Santa Marta, 26 ottobre 2018).
In un mondo lacerato da innumerevoli divisioni, proveremo – con i nostri pregi e le nostre fragilità – a vivere le nostre giornate e le nostre occupazioni quotidiane come ambasciatori di riconciliazione, credibili testimoni di pace, promotori di unità perché ci aiuteremo a legarci sempre più strettamente al vincolo della pace che è Gesù di Nazaret: «Egli infatti è la nostra pace». (Ef 2,14)
Gregorio VIvaldelli
Rubrica La parola che germoglia e fruttifica,
dal Blog Storie, incontri, parole sulla Via della Pace