Nella prima lettera di san Pietro leggiamo: «come fratelli, amatevi intensamente» (1Pt 1,22)
Subito si attivano in noi le precomprensioni romantiche, come nei cartoni animati giapponesi, che raffigurano l’amore con tanti cuoricini che escono dagli occhi. Pensiamo invece alla nostra esperienza in famiglia: come è andata, o come va, coi fratelli?
Cosa vuol dire essere fratelli?
Molto semplicemente, vuol dire essere nati dagli stessi genitori, avere la stessa origine, lo stesso DNA.
Quando la Parola di Dio ci chiede di amarci come fratelli, non ci chiede di provare sentimenti mielosi, ma ci pone davanti un dato di fatto: siamo fratelli in Gesù, perché Lui ci ha resi figli del Padre suo, non per altri motivi.
Essere fratelli comporta molti vantaggi, anzi, è fondamentale per la crescita, in particolare per l’acquisizione di competenze sociali.
Con i fratelli si vivono relazioni vere: non ci si può mascherare o presentare diversi da come si è.
Avere fratelli ci aiuta a uscire dall’individualismo, ci fa sperimentare il calore dell’appartenenza.
Tra i fratelli si stabilisce una solidarietà che di solito dura tutta la vita, e può garantire un sostegno nei tempi difficili.
Ma ci sono anche “svantaggi”: i fratelli non ce li scegliamo, ci sono, volenti o nolenti. Le relazioni fraterne sono talvolta le più difficili e dolorose, perché più si è vicini e più è facile farsi del male.
Le ferite ricevute nelle relazioni coi fratelli di sangue possono lasciare il segno: invidia e gelosia sono espressioni del nostro immenso bisogno di amore totale ed esclusivo, che nessuna creatura potrà mai colmare. Le dinamiche della vita comunitaria sembrano fatte apposta per risvegliarle: le relazioni strette, l’emergere dei doni e delle capacità che la comunità ci chiede di mettere al servizio, il fatto che i responsabili sono figure “genitoriali”, riattivano in noi bisogni infantili di riconoscimento, approvazione, esclusività.
È molto importante essere consapevoli e chiamare queste cose col loro nome, per evitare che diventino, in modo palese o nascosto, la guida delle nostre scelte e dei nostri comportamenti. Invidia e gelosia sono il veleno più corrosivo se non le riconosciamo e le combattiamo con le armi dell’integrazione e della riconciliazione e, se necessario, facendoci aiutare.
Sono le relazioni la ricchezza più grande, ciò che determina davvero la qualità della nostra vita. Prendiamocene cura, «intensamente».
M. L. Toller
Rubrica La parola che germoglia e fruttifica,
dal Blog Storie, incontri, parole sulla Via della Pace