Dio sa tutto?

Dio sa tutto? Risposta: sì.
È una risposta sufficiente? No, anzi, è pericolosa e fuorviante.
Un Dio che sa tutto è per molti una presenza inquietante, più che consolante.

Dio sa anche che sbaglierò strada? Sa che mi andrà tutto male? Allora, perché dovrei impegnarmi, se questo sarà il mio destino o – nella forma apparentemente credente — la sua volontà? Sapeva che mio figlio avrebbe avuto un incidente stradale? Se è così, questa era la sua volontà… e si profila per Dio perlomeno un’imputazione di concorso di colpa.

Molti credenti si infilano nel vicolo cieco di una visione del mondo, in cui troppo semplicisticamente tutta la fatica del vivere è delegata a un dio che sa tutto e vuole tutto.
Ma questa è solo apparentemente una visione cristiana. È una visione che può portare all’abbandono di Dio: se infatti Dio conosce il male del mondo e non interviene, o è impotente o è cattivo o non esiste. Questo è il “sillogismo” ateo.
Oppure, a scelta, può portare al paganesimo superstizioso: Dio sa se per me è meglio sposarmi o farmi monaco, e allora cerco affannosamente dei segni per carpire la sua volontà. L’interpretazione degli antichi del volo degli uccelli o dei fondi di caffè è la stessa cosa.
Senza accorgermene correrò il rischio di vivere una vita autocentrata, perché finirò per scoprire segni soltanto lì dove vorrò vederli, e li interpreterò come io desidero.
Questo significa che Dio non sa tutto? No, lo ribadisco, Dio sa tutto. Se così non fosse, non sarebbe Dio.

Ma il problema vero sta nel come io mi immagino Dio e come immagino i suoi rapporti con il mondo e con me. Tutto dipende dalla relazione e dalla conoscenza che ho di Lui.
Se mi sono creato un dio a mia immagine, gli attribuirò le mie dinamiche, la mia logica e — in fondo — arriverò a pensare che, se fossi al suo posto, le cose andrebbero molto meglio.
Se ho paura di lui o se sospetto della sua imparzialità o se penso che in mezzo a tanti miliardi di uomini e donne non si accorga neanche che esisto, troverò continue conferme al mio risentimento e creerò barriere contenitive alla mia paura.
Se dico: “Dio sa tutto prima che accada”, ho già sbagliato tutto. Il “prima” e il “dopo” sono categorie umane, di questo mondo. Dio sa e basta: il futuro ce lo costruiamo noi, con le nostre scelte o non-scelte.
Cercare i “segni” della volontà di Dio, come se fossero la bava iridescente di una lumaca che ci precede e che dobbiamo solo seguire, in realtà è seguire le nostre fantasie e le nostre voglie, attribuendone la responsabilità a Dio.

È liberante sapere che Dio non pensa come noi, che il suo sapere non equivale al nostro.
È liberante accettare il rischio di vivere responsabilmente la vita con il Signore, senza nascondere il talento sottoterra, ma cercando di farlo fruttare.
È liberante credere in un Dio affidabile, che ci ama al di là della nostra capacità di amare.

Tiziano Civettini

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