Racconta Ruggero Zanon, presidente di Via Pacis, al ritorno dal viaggio nelle Filippine, dove l’Associazione da trent’anni opera collaborando con le suore Ancelle Missionarie del SS. Sacramento: «Comincia la festa: canti, balli, poesie, regali. Poi tutto si fa buio: io e Elena, sul palco, veniamo coperti da un telo. Brancoliamo nel buio come le suore giunte qui più di trent’anni fa, catapultate in un mondo sconosciuto, insieme a povertà mai viste. Quando ci viene tolto il velo, tutti portano una maglietta col volto di don Domenico: è anche qui dove non è mai stato, ma dove è sempre stato!»
Don Domenico Pincelli, di cui si celebra quest’anno il centenario dalla nascita, è stato un prete umile e schivo, che ha viaggiato poco e ha trascorso la maggior parte del suo ministero nel confessionale. Eppure oggi, a 22 anni dalla sua morte, il suo volto dal sorriso mite e gli occhi azzurri e profondi che trasmettono pace sono conosciuti in quattro continenti, dall’India al Sudamerica, dalle Filippine all’Uganda, dall’Italia al Kenya.
In Colombia ed Ecuador la sua presenza è sorprendentemente viva nella quotidianità di persone che non lo hanno mai incontrato. Come scrive padre Carlos Arturo Ríos: «Per me che sono sacerdote, don Domenico è un punto di riferimento per seguire Dio, per ricercare quella santità a cui tutti siamo chiamati. Grazie don Domenico perché, attraverso te, Via Pacis è presente in Colombia, soprattutto a La Tebaida dove sono parroco e dove lavoriamo giorno dopo giorno, fianco a fianco con l’Associazione affinché questa pace che sognavi nel tuo ministero sacerdotale sia una realtà in tutto il mondo».
Margarita Camacho, dalla Colombia e membro del Consiglio Generale di Via Pacis, non ha conosciuto personalmente don Domenico, ma il suo insegnamento e la sua testimonianza sono concreti nella sua vita:
«Ho accolto nella mia vita tre aspetti che lui ci ha lasciato, quell’eredità che ha lasciato: l’amore, la preghiera, il perdono. È qualcosa che risuona nella mia vita, che ho portato e messo in pratica nella mia vita quotidiana. È quel grande sacramento, quel grande dono e quel bellissimo carisma che ci ha lasciato: il perdono e la riconciliazione».
Nel Congo Brazzaville, il Centro Sanitario di Sembé, costruito da Via Pacis in sua memoria, prosegue e dilata nel tempo e nello spazio la vicinanza e l’amore di don Domenico per gli ammalati. In quest’anno del centenario l’Associazione sostiene in modo particolare questa struttura e la sua missione, che raggiunge una popolazione stimata attorno alle 200.000 persone, tra cui migliaia di pigmei nella foresta, in un raggio di 300 km. Gran parte della popolazione è composta da bambini e giovani. Scrive suor Rita Panzarin, responsabile dell’ospedale: «Il punto focale di tutta la nostra missione è l’ospedale e sicuramente don Domenico è dentro quelle mura. Lo possiamo definire un miracolo dopo aver visto tutte le meravigliose opportunità che si sono create».
Vari eventi si susseguiranno in Italia e in altre nazioni in quest’anno speciale. Come scrive Tiziano Civettini, «celebrare questo anniversario non è semplicemente ritornare al passato.
Ricordare davvero don Domenico è ricevere il suo testimone per passarlo ad altri». Senza confini!