Viviamo tutti una situazione strana, impensata, difficile, ci siamo trovati all’improvviso accomunati dal terribile virus che ha preso possesso dei nostri paesi, lavori e vite.
La pandemia ha raggiunto il villaggio più remoto della nostra isola e la città dai grandi grattacieli. In quasi tutte le parti vediamo strade deserte, militari che controllano i nostri spostamenti e gli ospedali come trincee continuamente in stato di emergenza contro un nemico crudele e imbattibile. Ci sono ospedali attrezzati, ma incapaci di offrire un posto letto per tutti; ci sono ospedali come i nostri, che sono invece più poveri, dove il respiratore è un lusso per pochi, dove non ci sono reparti di cura intensiva, dove i medici ed infermieri stessi non hanno strumenti per proteggersi, hanno solo l’amore spesso eroico di fare il possibile in ogni caso.
Il Governo ha preso misure di sicurezza ferree fin dai primi contagi. Ora, dopo due settimane la crisi non è solo negli ospedali ma in ogni famiglia che, mancando del lavoro, non ha di che sopravvivere. Alla paura del contagio si è aggiunta la sofferenza di non avere il riso quotidiano, la paura di ciò che riserva il giorno dopo.
Si è messa in moto la macchina della solidarietà, il governo ha stanziato fondi per l’alimentazione quotidiana di milioni di persone, privati, associazioni, ristoranti e religiosi sono al lavoro per portare sollievo nelle aree più povere, tuttavia è dura perché con la chiusura dei porti e comunicazioni le scorte alimentari sono limitate.
In Quezon City, dove risiede la nostra Comunità e la Casa di Accoglienza, ogni uscita di casa deve essere approvata dall’autorità locale. È molto difficile l’acquisto di generi alimentari: solo pochi negozi sono aperti e con orari ridotti, ci sono lunghe code di attesa ed è consentito l’acquisto di un numero limitato di alimentari. La nostra Comunità si è impegnata a cucire mascherine che consegniamo alla barrangay per la distribuzione nelle aree più depresse e a rischio…
Sentiamo il vostro conforto e vogliamo anche noi assicurarvi il nostro attraverso la preghiera, l’adorazione eucaristica, l’affetto, l’augurio che “andrà tutto bene”.
Suor Rosanna Favero, Quezon City