La morte del papa emerito Benedetto XVI ha suscitato – come era prevedibile – il cordoglio del mondo soprattutto occidentale.
In particolare, in Italia per alcuni giorni dai mass media si sono levate voci a lodarne la gentilezza, l’umiltà, l’intelligenza, la sterminata cultura, la profondità, la fede, l’amore per il Signore, il suo instancabile invito a confermare la propria fede attraverso la ragione.
Ma anche voci critiche che sottolineavano le diversità tra i due papi, tali da creare un contrasto.
Io invece in questo lungo periodo di “co-pontificato” ho percepito un grande equilibrio, un sovrabbondare di Grazia, dati dalla preghiera incessante di Benedetto e dall’azione e dalla preghiera di Francesco.
Come non ricordare quella preghiera insieme, vicini, su quell’ inginocchiatoio fatto per uno solo?
Ecco, io credo nell’unità di questa Chiesa che siamo tutti noi – laici e consacrati – ma penso che non saremmo nulla senza la Croce.
Allora ho immaginato la Croce, nostra guida in questi tempi, formata da due bracci:
- quello VERTICALE: Benedetto XVI, che guarda verso l’alto, verso Dio, per conoscerlo e quindi amarlo sempre di più e per donarlo a noi, e in basso affonda le radici nella nostra storia, perché quella Croce non vacilli e non crolli;
- quello ORIZZONTALE: Francesco, che apre le braccia a chiunque, le allarga e le estende per accogliere tutti nella tenerezza e nella misericordia di Dio.
E infine mi pare che un altro segno molto bello di questa Grazia che lo Spirito ha donato alla Chiesa, sia l’enciclica Lumen Fidei scritta a quattro mani, cioè in gran parte da Benedetto XVI alla fine del suo pontificato, poi completata e firmata da Francesco all’inizio del suo.
Un dono prezioso che adesso comincerò a leggere.
A. Bianchini
Rubrica La chiesa universale,
dal Blog Storie, incontri, parole sulla Via della Pace