I frutti dello Spirito

Su iniziativa della Facoltà di Teologia dell’Università Santa Croce di Roma, mercoledì 27 aprile 2022 si è svolta la Giornata di studio dal tema “Il tempo di raccogliere i frutti dello Spirito” dedicata a Movimenti, Nuove Comunità, Associazioni e Aggregazioni laicali. Vi hanno preso parte circa 250 persone, in presenza e online. Il Cardinale Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha affermato nel suo intervento:

«Ogni movimento ha un suo proprio carisma che deve vivere lì dove Dio lo ha messo, nella sua realtà quotidiana. È necessario che ogni realtà nella Chiesa abbia però chiara la missione comune che deve condividere con gli altri movimenti: evangelizzare il mondo, ognuno a suo modo e con le proprie caratteristiche, ma con quella unità di intenti che la Chiesa, madre di tutti, ci indica di seguire».

Riportiamo l’intervento di Paolo Maino, fondatore di Via Pacis e membro del Servizio Internazionale di Comunione di CHARIS.

CHARIS è un acronimo, significa Servizio Internazionale per il Rinnovamento Carismatico Cattolico (RCC). È un organismo eretto dalla Santa Sede – ha iniziato il suo servizio nel 2019 – voluto da Papa Francesco, che ha lo ha inteso come organismo unico a servizio della “corrente di grazia” del RCC. Il RCC è una “corrente di grazia”, non incanalabile in un movimento ecclesiale o in una specifica realtà ecclesiale o in una comunità.

Una delle caratteristiche del RCC è la grande varietà di esperienze e di realtà in cui si manifesta: ministeri, comunità, scuole di evangelizzazione, gruppi di preghiera, case di preghiera, missioni, musica ecc. Tutta questa varietà di espressioni «serve all’unità del corpo di Cristo che è la Chiesa», citando Papa Francesco.

CHARIS è al servizio di tutte queste realtà, che conservano la propria identità e restano sotto la giurisdizione dell’autorità ecclesiastica competente. È evidente, quindi, che CHARIS non è un organo di governo, ma di servizio. Papa Francesco ha dato un mandato specifico a CHARIS e, conseguentemente, a tutte le realtà del RCC.
È un mandato in tre punti:

  • Offrire a tutti, a tutta la Chiesa, l’esperienza di una Pentecoste personale attraverso l’effusione dello Spirito, o Battesimo nello Spirito, per un incontro con Gesù vivo.
  • Promuovere la dimensione ecumenica, l’unità dei cristiani, attraverso un ecumenismo relazionale, pratico. Questo lavoro di unità inizia in primo luogo nelle rispettive realtà, per rispondere all’invito di Gesù che «tutti siano una sola cosa perché il mondo creda» (Gv 17,21).
  • Attivare la promozione umana, al servizio dei poveri, perché «nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri» (EG 197) e perché attraverso la carità «tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).

Ci soffermiamo sul Battesimo nello Spirito, che costituisce un’esperienza peculiare del RCC. Non si tratta del sacramento, ma di una preghiera comunitaria in cui si chiede, con la consapevolezza della scelta personale, di riaccendere la vita di fede attraverso una nuova e potente effusione dello Spirito Santo. Dalla stragrande maggioranza delle testimonianze di coloro che l’hanno vissuta, emerge che l’effusione dello Spirito facilita e permette il passaggio da una fede tradizionale, dottrinale, razionale, ad una fede esperienziale, viva, piena di stupore, che ti fa esclamare: «ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono» (Gb 42,5). Nell’effusione si riscontra un’azione dello Spirito con effetti significativi: un rinnovato amore verso la lettura e la conoscenza della Bibbia; una maggiore coscienza ecclesiale; un desiderio rinnovato di missione, perché «l’amore di Cristo ci spinge» (2Cor 5,14).

Il mondo ha bisogno di Dio e Dio ha bisogno di noi per essere conosciuto e amato.

Nelle diverse realtà del RCC e, di conseguenza, nella Chiesa, trovano provvidenzialmente spazio alcune caratteristiche tipiche del postmoderno che esprimono la cultura e l’anelito del tempo presente: la spontaneità, la valorizzazione del corpo, la libertà della gestualità, la centralità del soggetto. Sono aspetti che possono facilitare il passaggio dalla teoria alla vita, dalla religione alla sapienza, dal nozionale all’emozionale, dalle definizioni alla ricerca.

Questi sono aspetti che possono favorire l’incontro dell’uomo contemporaneo con il mistero di Dio. La dimensione esperienziale è legata alla «teologia dell’immediatezza: immediatezza della Parola, colta attraverso il testo, immediatezza della Presenza, colta attraverso l’esperienza, immediatezza della relazione, espressa mediante il parlare in lingue», come scrive Yves Congar.

Il Battesimo nello Spirito pone l’accento su un altro elemento: l’agire di Dio. Questa esperienza potrebbe essere un metodo sorprendente di Dio per attirare oggi a sé la sua creatura. La spiritualità classica prevede l’avvicinamento a Dio attraverso tre tappe: la purificazione, l’illuminazione e l’unione. Di fronte all’esperienza dell’effusione dello Spirito viene spontanea una domanda: Dio ha deciso di cambiare metodo? Vuole attirare a sé le sue creature attraverso una strada più consona alla mentalità d’oggi? Vuole forse donare “prima il piacere e poi il dovere”? Vuole prima far innamorare di Sé i suoi figli, perché questo serva ad agevolare il cammino di cambiamento e conversione? Ecco, Dio concede prima il dono dell’unione, cioè l’esperienza sensibile del suo amore, in quella che possiamo chiamare davvero “Pentecoste personale”, dono prezioso che il Rinnovamento Carismatico offre alla Chiesa.

 

Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 67, articolo di Paolo Maino
Fondatore dell’Associazione Via Pacis

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