Il 2025 è una ricorrenza importante per la Chiesa universale. Millesettecento anni fa, nel 325, si tenne il Concilio Ecumenico di Nicea, città dell’attuale Turchia. Il CREDO, sancito da quel Concilio – scrive padre Raniero Cantalamessa in un recente articolo – «accomuna i cristiani di tutte le Chiese: sia le Chiese storiche (cattolica, Ortodossa, Luterana, Calvinista, Anglicana) sia le varie denominazioni che vanno sotto il nome di Chiese Evangeliche e Pentecostali».
Forse non ci rendiamo conto della sua importanza: la Chiesa unita ha fissato per sempre, in poche parole, il posto di Gesù Cristo accanto al Padre e allo Spirito Santo. C’è un solo Dio, in tre Persone: unità nella diversità.
Non è una formula o uno slogan da ripetere, ma il senso della Grazia che abbiamo ricevuto e del Compito che ci è assegnato: pregare e lodare insieme, lavorare insieme per superare ogni barriera di divisione. Perché il mondo creda.
Continua Raniero Cantalamessa: «Il corpo della Chiesa ha prodotto una volta uno sforzo supremo, con cui si è elevato, nella fede, al di sopra di tutti i sistemi umani e di tutte le resistenze della ragione. In seguito è rimasto il frutto di questo sforzo. La marea si è sollevata una volta a un livello massimo e ne è rimasto il segno sulla roccia. Bisogna però che si ripeta la sollevazione, non basta il segno. Non basta ripetere il Credo di Nicea; occorre rinnovare lo slancio di fede che si ebbe allora nella divinità di Cristo e di cui non c’è stato più l’eguale nei secoli».
Ci sembra un invito fuori della nostra portata. Ma non lo è, se ricordiamo che siamo discepoli al seguito del Maestro, guidati dallo Spirito, incamminati verso il Padre, chiamati a portare speranza agli uomini e alle donne di questo mondo affamato di speranza.
La Preghiera Internazionale per la Pace nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si terrà il 23 gennaio prossimo ad Arco (TN), organizzata da Via Pacis, è anche un invito ad attingere a questa eredità comune e ad approfondire la fede che unisce tutti i cristiani.