Questi che guida in alto li occhi miei

Il coraggio della speranza nella Divina Commedia e in don Domenico Pincelli

Cosa hanno in comune il Sommo Poeta Dante e don Domenico Pincelli? L’autore della Divina Commedia vissuto nel Medio Evo, e un semplice prete nato cent’anni fa, vissuto nel nascondimento?

Una sfida che Gregorio Vivaldelli, biblista della Diocesi di Trento, membro dell’Associazione Via Pacis di cui don Domenico è stato uno dei fondatori, ha raccolto e rilanciato alle quasi 500 persone raccolte nel Centro Congressi di Riva del Garda (TN) la sera del 28 febbraio scorso.

Dante e don Domenico, alimentati alla stessa fonte delle Sacre Scritture, condividevano la passione per la libertà:

libertà va cercando…”, dai pregiudizi, dalle paure, dai condizionamenti, dallo scoraggiamento davanti alle proprie fragilità e limiti.

Don Domenico ha dedicato la vita all’ascolto e all’accompagnamento di tanti, uomini e donne, giovani e adulti, che si trovavano ad attraversare la “selva oscura” del fallimento, della malattia, della disperazione.

Come Dante Alighieri, don Domenico concepiva la vita umana come un viaggio interiore: andando in profondità nel senso dell’esistenza, non camminando da soli, avendo il coraggio di chiedere aiuto. Come Dante scende nell’abisso del proprio Inferno, che è già un ascendere verso la libertà e la speranza, così don Domenico accoglieva tutti con la certezza che non c’è abisso che non sia abitato dall’amore fedele di Dio e dalla Sua misericordia.

Richiamando la figura di Manfredi nel III canto del Purgatorio, che all’ultimo istante dell’esistenza si affida alla misericordia di Dio, il prof. Vivaldelli ha commosso gli ascoltatori citando i versi immortali:

io mi rendei,
piangendo, a quei che volontier perdona.

Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei.
(Dante, Purgatorio, canto III, vv 119-123)

E poiché Don Domenico poggiava la sua incrollabile speranza in Dio e nell’amore per Maria, che Dante celebra nel XXXIII canto del Paradiso: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura…”, al termine della serata, Gregorio ha immaginato don Domenico che prega ogni giorno Maria con quelle stesse parole, accogliendo ancora nel suo abbraccio le fatiche del cammino di chi lo ha conosciuto e di quanti lo hanno scoperto in questa serata.

 

Evento organizzato all’interno dell’anno di festeggiamenti per il Centenario della nascita di don Domenico Pincelli (1925-2003).

 

Rimani connesso per scoprire i prossimi eventi

Articolo precedente
Don Domenico nel mondo
Articolo successivo
Don Domenico, grazie