La mia GMG è cominciata simbolicamente quando ho visto una volontaria con la maglietta gialla raccogliere una cartaccia da terra. Era una cartaccia di qualche pellegrino, come me, che aveva mangiato nel piazzale comune. «Thank you» ho ringraziato. La ragazza mi ha sorriso.
In quel momento per me è iniziata la GMG, perché in quel momento mi sono resa conto di essere insieme a. Insieme ai miei compagni di viaggio, pellegrini di Via Pacis dall’Italia per sentire il Papa. Insieme a tutti i giovani che hanno potuto venire a Lisbona e anche a quelli che sono dovuti rimanere a casa. Insieme alle famiglie che ci hanno ospitato, ai volontari che tanto hanno lavorato per noi. Insieme a Papa Francesco che ha a cuore i giovani, gli stessi che per una settimana hanno gridato nelle piazze «Esta es la joventud del Papa». Insieme a Dio che per tutto il tempo ha camminato al nostro fianco e che io ho sentito nel vento onnipresente che ci ha scortati per le strade di Lisbona.
La volontaria che raccoglie una cartaccia non sua da terra per me è stato l’inizio dello spirito di servizio e di comunione che ci ha accompagnato per tutto il tempo. È stata la prima nota di una canzone meravigliosa che ci ha visti prenderci cura gli uni degli altri.
Abbiamo camminato sotto il sole, abbiamo cantato nei treni e negli autobus e perfino nelle piazze, ci siamo fidati di sconosciuti che parlavano con noi per strada, abbiamo ballato, riso e faticato molto sempre guardandoci gli uni gli altri. Papa Francesco ci ha parlato di un Dio che ci chiama per nome, uno ad uno, che guarda dritto nel nostro cuore e vede l’unicità e la totalità di ciascuno di noi. Dio non ha bisogno delle nostre maschere, non crede ai nostri «Sto bene» di plastica, e sa che non siamo super eroi. Dio vede la fatica dietro ai nostri sorrisi, il coraggio dietro alle nostre paure più profonde, e la bellezza che noi stessi non vediamo quando ci guardiamo allo specchio.
Per questo il Papa ci ha esortato a chiedere, ascoltare e non temere. Ci ha esortati a fare domande perché «le domande ci tengono inquieti. Le domande sono il vero antidoto all’abitudine», sintomo di una fede che non si adagia, non si addormenta, ma continua il suo pellegrinaggio verso Dio.
Un Dio a cui possiamo chiedere qualunque cosa: preghiere, richieste pratiche e concrete, ma anche dubbi esistenziali, indicazioni, soluzioni, consigli, o solo e semplicemente di essere guardati. Di essere guardati anche se siamo sudati, stanchi e stiamo per svenire dal gran caldo. Il Papa ci ha esortati a parlare con Dio perché Dio ci risponde. Ci risponde sempre, anche quando lo cerchiamo nelle grandi tempeste e, invece, lui ci parla nel vento quieto di Lisbona.
Ci ha esortati ad ascoltare noi stessi, il nostro io più profondo, quello più umano che a volte sbaglia, e proprio allora ha più bisogno di ascolto per scoprire quell’amore grande che ci permette di non avere paura. «Dio vi sta guardando dritto negli occhi, ad ognuno di voi, e vi dice di non avere paura. Non abbiate paura» No tengan miedo.
E alla fine di questa GMG, mi accorgo che quello che il Papa ci ha detto a parole, noi ce lo siamo detti con i piccoli gesti di tutti i giorni. Ci siamo detti «Chiedi», ogni volta che uno era troppo stanco o stava troppo male e qualcuno gli ha portato lo zaino. Ogni volta che mi hanno ceduto un posto in autobus, che mi hanno riempito la bottiglia d’acqua, portato una felpa, una borsa o un sacco a pelo. «Chiedi» quella cosa che ti piace da mangiare e che hai finito, un biscotto, un gesto d’incoraggiamento, qualcuno con cui parlare per non pensare alla fatica. «Chiedi» un po’ d’acqua, un posto all’ombra, una mano per cercare qualcosa di scomparso, due trecce perché non si vedano troppo i capelli sporchi.
«Ascolta» gli occhi stanchi del tuo amico, le parole d’incoraggiamento, le indicazioni degli animatori, i racconti e le vite dei compagni di viaggio. «Ascolta» i canti, le preghiere, il Papa, il silenzio, Dio che ti cerca e ti ama.
«Non aver paura» della fatica del cammino, di dormire sul pavimento di una scuola, dei bagni chimici, del cibo diverso, di perderti per strada. «Non aver paura» delle persone che ti circondano, di fare grandi domande, di cercare verità preziose. «Non aver paura» di rimanere da solo, di non essere perdonato, di non essere abbastanza. La mia GMG è cominciata con una cartaccia raccolta perché in quel gesto tanto semplice ho scoperto come l’amore di Dio sia fatto di tutto l’amore che sappiamo donare, amore per il nostro pianeta, per le altre persone, per Dio e per noi stessi. Dio (ti) ama.
D.