«Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi». (1Tes 5,16)
Sulla gioia si possono dire tante cose. Io vorrei partire da cosa non è la gioia. Non è un’emozione superficiale, uno stato di euforia, perché altrimenti chi è triste, chi è preoccupato, chi è malato, sarebbe tagliato fuori e potrebbe sentirsi addirittura in colpa davanti a questa Parola.
Talvolta diciamo: la gioia è un atto di volontà. Si, se si intende bene di cosa stiamo parlando. Sul palcoscenico, gli attori e le attrici devono fare finta di essere gioiosi. Anche quando hanno il cuore e la vita in pezzi. La gioia non è sforzarsi di apparire allegri.
La gioia è un atto di volontà? Si, ogni volta che scelgo da che parte stare. E le possibilità sono solo due:
- Chiudermi in me stesso, sui miei problemi, le mie rivendicazioni (qui non può esserci gioia!)
- Aprirmi al Signore e agli altri: Signore, voglio seguirti con questi miei fratelli e sorelle.
Aprirmi al Signore significa dirgli: io sono tuo, mi basta. Non voglio doni, voglio diventare un dono per gli altri.
Così la gioia comincia, o ricomincia, a scorrermi dentro: può essere pace, consolazione, anche esultanza… non siamo uguali e le stagioni della vita non sono sempre uguali.
È questa la porta d’ingresso alla gioia e per questo, un momento prima di iniziare qualsiasi cosa, fermiamoci e chiediamoci: per chi lo sto facendo?
Allora possiamo rileggere il testo di san Paolo ai Tessalonicesi così: «Mettiti spesso, durante la giornata, dalla parte di Gesù; ringrazialo ogni volta che puoi per il tanto bene che continui a ricevere da Lui e dagli altri; smetti di parlar male, di giudicare, di recriminare. Non mettere a tacere lo Spirito che continua a ricordarti queste cose. Allarga il tuo cuore e perdona. Non dare via libera al male, fai posto al bene e Dio che è la pace ti darà la gioia, una gioia vera e contagiosa».
di Tiziano Civettini