Carissimo,
certo, il pacificare la propria storia è indispensabile al cambiamento, ma non è sufficiente. Nel corso degli anni le abitudini, i modi d’agire, i gusti, i giudizi e pregiudizi si sono calcificati. Sono diventati parte di noi stessi: se li voglio modificare, dovrò studiare una dettagliata strategia. Sì, proprio strategia, perché è una battaglia quella che vogliamo iniziare.
La meta è imparare ad amare e a lasciarsi amare, base per ogni relazione e per la realizzazione di sé. Come ti scrivevo, prima di tutto va fatta pace con noi stessi, con la nostra storia. Vanno visti ed accettati i nostri errori, sbagli, peccati. Vanno bonificate le nostre paludi interiori, i sensi di colpa, i casini combinati, i dolori sofferti, le ferite ricevute, il male fatto. Va guarito il cuore. Va disarmato e va usata tenerezza con noi stessi attraverso il perdono.
Questo è il primo e basilare step: l’accettazione di se stessi, il saper convivere con i propri limiti e fragilità. Se mi riconosco per quello che realmente sono, e mi scopro amato da Dio in ciò che sono, è possibile che possa diventare più tenero verso gli altri, a partire da quelli con cui vivo. È possibile che cambi il mio sguardo su di me e su di loro. È possibile che smetta di criticare e giudicare, di lamentarmi e pretendere. Ed è possibile iniziare a lavorare sui miei difetti, sulle parti sgradevoli e “pizzute” (come dicono gli amici siciliani), quegli aculei che rendono difficile la convivenza. Se sono più stabile in me, se ho messo radici, se “mi abito”, posso essere più tranquillo e non temere di essere scavalcato, non rispettato, svalutato. Posso smettere di far dipendere la stima di me stesso dal giudizio degli altri, o da quello che penso gli altri pensino di me. Posso permettermi di fare un passo indietro e lasciare che i miei famigliari siano migliori di me, posso permettermi di non temerli. E posso iniziare a fare piccoli gesti d’amore senza pretendere che siano visti, riconosciuti, apprezzati.
E questo è il secondo step: fare piccoli gesti d’amore. Presuppongono lo spostamento del baricentro da dentro a fuori di me, la cura dell’altro, il fare a gara nel venirsi incontro, nell’alzarsi da tavola per prendere il sale, nell’aiutare anche quando non spetterebbe a me, nell’anticipare i desideri e i bisogni, nel cercare quello che piace all’altro, nell’andargli incontro quando rientra, nell’essere curati ed ordinati nella persona e nell’ambiente, nel non dare nulla per scontato o dovuto, nel sorridere ed essere disponibili anche quando non se ne ha voglia, nel non usare nessuno come bidone per i nostri malumori o sfoghi, nell’ascoltare anche se ci si chiudono gli occhi per il sonno, nel mettere la “lingua fra i denti” e aspettare il tempo giusto per parlare… o per tacere; nell’essere educati e gentili, puntuali e precisi, nel non guardare il cellulare quando qualcuno mi parla, nel rispondere alle mail, nel rispettare i ruoli, nel fare il primo passo, nel lasciare che chi ha bisogno di me faccia saltare l’organizzazione del mio tempo, o nell’ascoltare una lunga telefonata ad un’ora inopportuna. Piccoli grandi gesti che hanno la capacità di cambiare il mondo: innescano processi di pace, combattono la cultura del lamento, immettono ossigeno nelle relazioni, rinsaldano le nostre radici, approfondiscono la nostra identità, ci fanno scoprire a chi apparteniamo e per chi viviamo.
Piccoli gesti d’amore: palestra e allenamento.
Troppo difficile e impegnativo? Certo, come ogni disciplina ed arte, come ogni cosa che vale. Ma con un sorprendente effetto a cascata: sugli altri, perché il bene è diffusivo di sé, favorisce un ambiente più caldo e sereno nel quale si vive tutti meglio. E su chi lo pratica: se da noi esce il bene, i primi beneficiari, i primi “contaminati”, siamo noi stessi. L’amore che “non cerca il proprio interesse” ha un potere sanante; ha il potere di rigenerarci, di trasformarci, di renderci migliori, di ringiovanirci e mantenerci vivi e fecondi. Diventiamo più veri e autentici, si alleggerisce la colata di cemento che abbiamo fatto scendere sul nostro cuore per difenderci e può emergere il nostro vero “io”, la nostra bellezza. Credimi!!! È una rivoluzione antica e sempre nuova in cui le nostre forze e la nostra buona volontà sono necessarie, ma non sufficienti: dobbiamo attingere alla fonte dell’Amore.
Raccontami come va, e non scoraggiarti. Sono con te e ti sostengo. Con tanto affetto tua Eliana
Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 63, articolo di Eliana Aloisi
Counsellor e mediatrice familiare, fondatrice dell’Associazione Via Pacis
Rubrica Carissimo