Il 10 aprile scorso padre Francesco Patton, da nove anni Custode di Terra Santa, ha portato la sua testimonianza nel teatro Parrocchiale di Dro (TN), con un titolo provocante: “Voci di pace dal Medio Oriente“. Padre Francesco è responsabile per tutta l’area medio orientale: oltre a Israele, Cisgiordania, Gaza, Siria, Libano, Cipro, Giordania, Egitto.
Incalzato dalle domande del giornalista Giorgio Lunelli, padre Francesco ha descritto la situazione: sono stati e sono anni difficili, caratterizzati da conflitti devastanti, da problemi economici, due anni e mezzo di pandemia, catastrofi come l’esplosione al porto di Beirut; infine questa guerra iniziata il 7 ottobre 2023, che ha scavato un solco di odio dove si stava cercando di lavorare per un qualche tipo di convivenza.
La presenza cristiana è inferiore al 2% della popolazione, e molte famiglie sono costrette a emigrare perché vittime di discriminazioni o per mancanza di lavoro e di futuro per i propri figli. Altri rimangono, con coraggio e pazienza, e sono una presenza di dialogo, moderazione, accoglienza, talvolta testimoniando fino a dare la vita. Sono cristiani che attraversano quella che l’Apocalisse chiama “la grande tribolazione”, e hanno grande bisogno di essere ricordati e sostenuti.
Un segno di speranza è la comunione ecumenica che si va costruendo: ad esempio, a Gaza, dove la parrocchia greco ortodossa è stata completamente distrutta, i fedeli condividono coi cattolici la preghiera e la convivenza. Quest’anno la Pasqua cattolica e quella ortodossa coincidono provvidenzialmente, ma anche in altre occasioni i cristiani delle varie denominazioni non solo condividono le feste, ma comunicano assieme anche alle autorità.
Padre Patton ha poi chiarito che il problema non è fra israeliani e palestinesi, ma fra estremisti di entrambe le parti. Anche nella società civile ci sono voci di pace, come il documentario su Gaza ‘No Other Land’ premiato con l’Oscar, diretto, prodotto, scritto e montato da un collettivo israelo-palestinese; le manifestazioni che continuano ogni settimana con centinaia di migliaia di persone, contro la guerra, oltre ai numerosi esempi di collaborazione fra le diverse etnie e tante, tantissime persone che desiderano la pace, che vogliono convivere in pace.
Alla domanda “cosa possiamo fare?”, padre Francesco ha esortato a non lasciare sole le persone che abitano queste terre. Ha invitato a riprendere i pellegrinaggi, con fede e speranza, senza paura, perché la nostra vita è al sicuro nelle mani di Dio e perché i cristiani di Terra Santa hanno bisogno di vedere che non sono soli, che fanno parte di una grande famiglia, per poter continuare a vivere lì e a sperare. E diventa un grande aiuto dal punto di vista economico perché l’economia è per lo più basata sul turismo.
Il Pellegrinaggio in Terra Santa ha un significato particolare: vedere dove è vissuto Gesù, camminare dove Lui ha camminato, sentirlo vicino nelle pietre, nei luoghi dove lui è passato, dove è morto e risorto. È un’esperienza, un cammino nella fede, dove poter anche riprendere fiducia e coraggio.
Padre Patton ha sottolineato anche la fondamentale importanza, ora più che mai, della cosiddetta “Colletta per la Terra Santa”, che unisce tutti i cattolici nel mondo il Venerdì Santo per sostenere la Chiesa che vive lì, dove tutto è iniziato.
“La Pasqua che stiamo per celebrare” ha affermato padre Francesco, “è ciò di cui abbiamo bisogno. Chi crede nella violenza è un illuso, perché Cristo ha sconfitto la morte e il male”.
Fausta Matteotti