“Una notte di pioggia torrenziale siamo partiti dal Centro per raggiungere un villaggio dove c’era un’emergenza. Lungo la strada, delle persone ci hanno fermato perché poco più in là, nella foresta, avevano trovato un bambino che stava male e non sapevano cosa avesse. Abbiamo lasciato la macchina sul bordo della strada e ci siamo incamminati dentro la foresta, mentre con il machete ci facevamo strada. Abbiamo camminato per una buona mezz’ora. Alla fine, siamo arrivati in una capanna dove c’era un bambino di 3-4 anni. Era tutto raggomitolato e non aveva nemmeno l’aspetto di un bambino, tanto era gonfio. Era da solo.
Durante il percorso a piedi avevo chiesto notizie di questo ragazzino, ma loro non sapevano nulla; avevano trovato il bimbo per caso e, sentendo il rumore della macchina che arrivava, hanno pensato che fossimo noi del Centro Sanitario e hanno pensato di avvisarci. Abbiamo portato il bambino sulla macchina e l’abbiamo affidato ad un papà pigmeo che sempre ci accompagna in questi viaggi anche perché ci aiuta nella traduzione. Con l’aiuto di quest’uomo, ho iniziato a parlare col bimbo per avere notizie: chi erano i suoi genitori? Dov’erano? Come si nutriva? Aveva paura di essere solo? Il ragazzino ci ha detto di essere completamente solo, mangiava degli animaletti che trovava in giro, cercava di non pensare alla paura, chiudendo gli occhi quando si faceva buio e riprendendo la caccia di cibo, non appena arrivava il giorno e la luce entrava nella piccola capanna.
Quel ragazzino, ora, ha 14 anni, l’abbiamo tenuto alla missione e l’abbiamo affidato ad un altro papà pigmeo, perché se ne prendesse cura, come si fa con un figlio. Ora il ragazzo sta terminando la scuola elementare, ma non gli piace tanto studiare, preferisce lavorare nelle piantagioni. Abbiamo tante situazioni simili: molti ragazzini dispersi nella foresta che non hanno nessuno.”
-Suor Rita