Il miracolo di Sembè

Sembè è un piccolo distretto del Congo, in Africa. Per arrivarci devi percorrere strade accidentate, tagliando tronchi d’albero e scavando via il fango dalle ruote delle jeep. Sembè è un piccolo distretto dell’Africa, come ce ne sono tanti, ma in Congo è diventato importante per l’ospedale: il miracolo di Sembè. Un miracolo che è cominciato più di vent’anni fa, in mezzo alla foresta costruendo scuole con il legno, la paglia ed il bambù perché i Pigmei ci chiesero di insegnare loro a leggere e a scrivere.  La scuola fu avviata, ma i bambini morivano nella foresta per malnutrizione e malattie.  È difficile insegnare quando ogni tuo alunno potresti vederlo per l’ultima volta. È difficile imparare quando non hai nessuna energia.  I Pigmei conoscevano solo la medicina tradizionale in cui i medici sono sciamani e stregoni e le medicine sono rituali di guarigione. La situazione era in stallo e noi avevamo bisogno di un centro medico e di farmaci. Tutto quello che avevamo era legno e paglia ed intanto le persone  morivano.  Ci rivolgemmo a tre associazioni Onlus e Via Pacis fu la prima a rispondere. Mandarono fondi, mandarono persone e l’ospedale cominciò ad essere costruito. Ogni cosa doveva arrivare dal Camerun percorrendo 2400 km tra andata e ritorno su strade accidentate senza nessuna garanzia. In due occasioni, due Superiori Generali sono arrivate a Sembé per chiudere la missione, ma nel momento in cui arrivavano, poi cambiavano idea e si continuava. Ed è sempre stato così: ogni volta che abbiamo salvato una vita prendendola per i capelli, ogni volta che qualcuno entrava in ospedale per rubare un bambino, ogni volta che finivano i medicinali, ogni volta che mancavano i fondi, ogni volta che siamo scesi a compromessi con la cultura dei Pigmei, ogni volta che c’è stato un problema come l’ebola, come la guerra. Abbiamo pensato di non farcela tante volte, ma abbiamo sempre trovato sostegno. Il miracolo di Sembè ha salvato tante vite e ne ha cambiate tante altre, ed è stato possibile grazie a tante persone in Africa e in Italia. Grazie ha chi ha donato un po’ di tempo e un po’ di soldi per cambiare una realtà fatta di legno, paglia e povertà.

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