Speranza per le donne dello slum di Katwe

Nazione: Uganda

Stato: Uganda

Ambito di intervento: Bisogni primari

Referente: John Bosco Matovu

ANNO DI INIZIO: 2015
CODICE:AS 392bis

Obiettivo

Katwe è una delle baraccopoli di Kampala, la capitale dell’Uganda.

La maggior parte delle persone che vi risiedono sono disoccupate o svolgono lavori saltuari. Spesso sono affette da malattie causate da malnutrizione e condizioni igieniche precarie. Nelle loro abitazioni non ci sono servizi igienici e l’acqua corrente.Lo smaltimento dei rifiuti è lasciato alla discrezione del singolo per cui le immondizie sono ovunque e spesso, specialmente la plastica, vengono bruciate con conseguente rilascio di sostanze dannose per la salute.

Il progetto ha l’obiettivo di sostenere donne tra le più bisognose, spesso madri single con storie di grande sofferenza alle spalle.

Viene dato un sostegno attraverso l’acquisto di medicinali e generi di prima necessità, oltre alla possibilità di iniziare un’educazione sanitaria per quanto riguarda l’igiene personale e ambientale e la formazione pratica per apprendere un mestiere.

Beneficiari

Le donne più fragili dello slum di Katwe: madri abbandonate che vivono in condizioni disumane e che cercano di crescere i loro figli al meglio. Il sostegno a queste madri single si trasforma direttamente in sostegno per i tanti bambini in necessità, che possono sperare in un futuro diverso.

John Bosco, referente in loco dei progetti, esprime la sua riconoscenza:

“In un paese così travagliato com’è l’Uganda, proprio nel cuore della povertà, nello slum di Katwe, voi state portando una nuova luce, una nuova speranza per queste persone.”

“Prego, entrate!”
Uno alla volta, perché di più non ci si stava, abbiamo “visitato” la piccola stanza. Qui abita una delle donne sostenuta da questo progetto. Lei pure si dà da fare e raccoglie bottiglie di plastica per “vivere”. Questa è la casa dov’è in affitto, con un tetto di lamiera bucato e con un buco centrale riempito con vestiti per evitare vi piovi dentro. Fuori dalla tenda d’ingresso un pentolino bolliva dell’acqua da bere.

Ciò che abbiamo visto è stata una donna sofferente, con un gran desiderio di vita; grata del nostro aiuto costante e del nostro saluto, della nostra vicinanza e ascolto.
Quando dopo mezz’oretta ci siamo salutati, lei si è inginocchiata per ringraziarci nuovamente e stringerci la mano. Qualcosa in me si ribellava ma, con un sorriso di sostegno, ho stretto la sua mano, cercando di colmare la distanza creata da quella disparità di altezze.

– Tommaso