Bolivia, luglio 2020
Il Governo ha indetto 15 giorni di quarantena “rigida”, nel tentativo di frenare il diffondersi del virus. Ma la gente ha bisogno di lavorare per poter mangiare e quindi sale la protesta. Il Governo ha dato qualche contributo per pagare la luce, il telefono, ecc ma non è sufficiente ad assicurare il pane quotidiano.
Forse non si può paragonare il numero dei morti con quelli dell’Italia, ma anche qui la morte è in agguato. Strade in silenzio, chiese chiuse, scuole e servizi pubblici vuoti, e molte regole da osservare per premunirsi: si può uscire solo due giorni alla settimana per fare le provviste.
La gente prega molto, nelle case e fuori delle chiese. È una pena vedere tanta gente soffrire, per questo ci sono proteste pubbliche, che il Governo cerca di far tacere con la forza, però è difficile far tacere la voce della fame e della mancanza di soldi.
Con gli aiuti che abbiamo ricevuto arriviamo alle famiglie più bisognose. Siamo riusciti a portare avanti il progetto caritativo delle mense nelle parrocchie di San Carlos e San Juan Bautista di Alalay. I “comedores” hanno continuato a funzionare anche durante la pandemia però con un particolare: per il momento ad ogni famiglia viene consegnato quello che consumerà nella propria casa perché ci sono ancora restrizioni.
Il proverbio dice che dopo la tempesta viene sempre il sereno. E la Parola di Dio ci ricorda che se Dio si preoccupa anche per un passero che cade a terra, come non si preoccuperà di noi?
Fr. Mario Comina, missionario